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Direttiva acque reflue: perplessità dall’industria farmaceutica

Le principali organizzazioni europee dell’industria farmaceutica – Aesgp, Efpia e Medicines for Europe – hanno manifestato la loro posizione critica sullo studio della Commissione europea relativo ai costi di attuazione dei trattamenti di depurazione quaternaria delle acque reflue urbane. Secondo le associazioni, l’analisi in fase di definizione riproporrebbe errori di metodo già emersi in precedenti valutazioni, senza aver colto gli insegnamenti delle fasi passate. Un ulteriore elemento di critica è la mancata consultazione dei comparti industriali direttamente coinvolti dallo studio medesimo. L’omissione è stata definita incomprensibile e accresce l’apprensione sull’approccio generale dell’istituzione europea, che apparirebbe in contrasto con le indicazioni del Parlamento europeo e del Consiglio dell’Unione europea per una valutazione completa e trasparente.

Gli approcci metodologici criticati e sottostima degli oneri

Le perplessità principali delle sigle hanno riguardato la natura dell’indagine, considerata una sola rivalutazione delle cifre precedentemente calcolate, aggiornata all’inflazione, e non una vera e propria analisi approfondita. La conduzione dello studio sarebbe stata affidata allo stesso ente responsabile della valutazione iniziale, fatto che ha sollevato nelle sigle dubbi sulla sua effettiva indipendenza. La direttiva, formalmente adottata nel 2024, si sarebbe basata sulla ripartizione del carico inquinante e sulla stima dei costi di implementazione rivelatesi inadeguate. Ciò ha determinato, secondo il punto di vista delle associazioni, un riparto degli oneri finanziari a carico quasi esclusivo dei comparti farmaceutico e cosmetico. Gli impegni economici per le imprese risultano ben superiori alle previsioni, con conseguenze negative sulla competitività e sulla sostenibilità dei settori. Anche alcuni Stati membri hanno espresso pubblicamente delle riserve, con Francia e Germania che hanno sollecitato una revisione della normativa, l’Italia che ha richiesto una sospensione dell’implementazione e la Polonia che ha avviato un ricorso presso la Corte di Giustizia dell’Unione europea.

Conseguenze sulla sostenibilità del settore e sulla disponibilità di farmaci

Il quadro normativo ha introdotto la responsabilità estesa del produttore che impone ai settori farmaceutico e cosmetico di sostenere i costi per il trattamento quaternario delle acque reflue gestito dalle utility idriche. Le industrie, dunque, hanno evidenziato come i residui di medicinali nelle acque reflue provengano principalmente dall’utilizzo da parte della popolazione e non dai processi produttivi, già regolamentati da normative stringenti. D’altro canto, un carico finanziario sproporzionato, applicato con il meccanismo di responsabilità estesa del produttore, potrebbe spingere i costi oltre la soglia di sostenibilità economica per determinati prodotti. In termini pratici, la situazione potrebbe condurre a carenze di approvvigionamento o al ritiro di alcuni medicinali dal mercato. L’incremento dei costi, trasferito sui prezzi dei prodotti, avrebbe ripercussioni sui consumatori, sui pazienti e sulla finanza dei sistemi sanitari pubblici. Le associazioni Aesgp, Efpia e Medicines for Europe chiedono quindi alla Commissione europea di sospendere l’applicazione del sistema, di avviare una consultazione trasparente con i settori interessati e di condurre valutazioni di impatto adeguate, per tutelare l’accesso alle cure e alla disponibilità dei medicinali.