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Nascite premature, uno studio indica gli effetti benefici di basse dosi di aspirina

La somministrazione quotidiana di aspirina a basse dosi, a partire dalla sesta settimana di gestazione e fino alle 36esima, potrebbe ridurre i rischi di nascite premature nelle donne che affrontano una prima gravidanza. A suggerirlo, riferisce il National Institutes of Health degli Stati Uniti (NIH), è uno studio clinico che è stato condotto analizzando i casi di oltre 11.000 donne in numerosi stati a basso e medio reddito. Secondo i risultati, infatti, «la somministrazione di una bassa dose di aspirina ha diminuito all’11% nelle donne incinte i casi, rispetto ad un gruppo di controllo al quale era stato fornito un placebo e per le quali il dato è stato pari al 13,1%».

Lo studio è stato curato da un gruppo di ricercatori del Global Network for Women’s and Children’s Health Research, ed è apparso sulla prestigiosa rivista medica The Lancet. «I risultati che abbiamo raggiunto suggeriscono che l’uso di aspirina possa rappresentare un metodo a basso costo per ridurre i tassi di nascite premature», ha spiegato Marion Koso-Thomas, una delle autrici dell’analisi, del National Institute of Child Health and Human Development. Il NIH ricorda che «le nascite premature rappresentano la più comune causa di morte infantile e di disabilità neurologiche di lungo periodo. I passi avanti che sono stati effettuati hanno migliorato i tassi di sopravvivenza nei neonati prematuri, ma queste cure sono limitate o del tutto inaccessibili in molte aree del mondo. Anche in precedenza erano stati effettuati studi che avevano evidenziato gli effetti benefici dell’assunzione di aspirina nelle donne incinte. tuttavia mai erano state effettuate analisi sufficientemente vaste da poter essere valide a livello statistico e dunque in grado di determinare l’efficacia della terapia nella riduzione delle nascite premature».

Le nazioni nelle quali si sono concentrati i ricercatori sono India, Pakistan, Zambia, Repubblica Democratica del Congo, Guatemala e Kenya. Alle donne che hanno partecipato allo studio sono stati somministrati 81 milligrammi di aspirina ogni giorno. Sono state escluse dai conteggi le gravidanze durate meno di 20 settimane.