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Presentato il rapporto Osmed sul monitoraggio dell’import-export di farmaci

«La panoramica sulle politiche intraprese a livello internazionale è di interesse per una riflessione più ampia sul posizionamento dell’Italia rispetto ad altri Paesi». Sono le parole di Nicola Magrini, direttore dell’Agenzia italiana del farmaco, in occasione della presentazione del primo rapporto Osmed sul monitoraggio dell’Importazione parallela ed esportazione dei medicinali per uso umano. «L’Italia – evidenzia Magrini – rappresenta un mercato ancora giovane rispetto, per esempio, a Germania e Regno Unito, ma l’assetto internazionale è in evoluzione sia per i cambiamenti normativi in atto che per quelli geopolitici. I dati su consumi e spesa raccolti possono quindi rappresentare un’eccezionale opportunità per il governo efficiente della spesa sanitaria. È importante che se ne sappia sempre di più e grazie a questo Rapporto verranno alla luce i dati su come vengono importati e utilizzati tutti i farmaci».

Nel documento vengono analizzati i volumi scambiati nei vari anni passati, registrando «una crescita importante nel triennio 2016-2018, periodo in cui la spesa dei prodotti importati tramite importazione parallela è stata di 450 milioni di euro. Il 41,4% ha riguardato la spesa convenzionata, e il 58.5% la spesa privata, per un totale di 51 milioni di confezioni». Con riferimento al mercato dell’importazione parallela nazionale, l’Aifa sottolinea che «è costituito in prevalenza da farmaci acquistati direttamente dai cittadini (58,5%) con alta presenza di farmaci di fascia C e solo per il 41,5% di farmaci rimborsati dal Ssn». Inoltre «nel triennio 2016-2018 risultano esportate 90 milioni di confezioni di farmaci a cui è possibile attribuire un valore di oltre 2,2 miliardi di euro (applicando a tali farmaci il prezzo per il Ssn in Italia)».

«L’Aifa – precisa l’Ente -, in coerenza con la normativa più recente, ha adottato la procedura semplificata di negoziazione del prezzo e rimborso dei medicinali autorizzati con procedura di importazione parallela. Ciò significa che l’azienda che intenda avvalersi della procedura semplificata dovrà fare una proposta di prezzo che preveda la riduzione di almeno il 7% rispetto al prezzo al pubblico del prodotto corrispondente già commercializzato in Italia (sia nell’ipotesi in cui si tratti di un cosiddetto farmaco originatore che di equivalente/biosimilare)».